Il ministro della solitudine

C’è un bisogno ancestrale di autenticità, gli stili veloci e la cultura della frenesia sono stati, in parte, sostituiti da immagini slow living: meno beni materiali e più valori spirituali e di comunità. In Giappone il Covid ha reso necessaria la nomina di un “ministro della solitudine” per affrontare le conseguenze drammatiche che il Coronavirus ha creato nella vita delle persone. 

Che il mondo abbia subito processi di cambiamento sempre più accelerati è evidente.

David Quammen, nel suo saggio del 2012  dal titolo Spillover, scriveva: “In una popolazione in rapida crescita, con molti individui che vivono addensati e sono esposti a nuovi patogeni, l’arrivo di una nuova epidemia è solo questione di tempo. E’ ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia (il famigerato Big One) quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi.”

Tale ipotesi è diventata assurdamente realtà, la grande epidemia di cui parlava Quammen potrebbe essere il Coronavirus. 

La pandemia da Covid-19  ci ha costretti in maniera brutale a modificare le nostre abitudini di vita, dimostrando con prove incontrovertibili e dolorose che, forse, è arrivato il momento di avere un approccio diverso al modo di vivere i nostri luoghi e di riabilitarli nella direzione della promozione della salute delle persone e del pianeta. 

L’ esposizione cronica all’inquinamento, è ormai dimostrato, che indebolisce il nostro corpo ed esaurisce le capacità necessarie per combattere ulteriori fattori di stress.

Secondo uno studio sulla risposta biologica dell’uomo all’ambiente in cui vive, condotto da CentricLab, laboratorio di neuroscienze, le comunità che soffrono di alti livelli di stress ambientale e psicosociale soffrono di disuguaglianza biologica. 

Gli abitanti delle città hanno il 21% in più di probabilità di avere problemi d’ansia e il 39% in più di avere disturbi dell’umore. Inoltre, due terzi dei 415 milioni di persone con diabete vivono nelle città e nei dintorni. Numero destinato a salire oltre 640 milioni entro il 2040.

Tra gli altri “figli” dell’inquinamento c’è anche il surriscaldamento terrestre che renderà molti posti invivibili. Jacobabad in Pakistan e l’emirato di Ras al-khaima sono due città che quest’anno hanno raggiunto una temperatura ritenuta incompatibile con la sopravvivenza umana.

Ma quali sono le aspettative, i desideri delle persone nei prossimi anni e come pensano di poter sopravvivere nel migliore dei modi?

Il  Covid-19 ci ha costretto a riflettere su tanti argomenti ed in particolar modo ha puntato i riflettori sull’importanza degli approcci preventivi allo stile di vita e su come la nostra futura sopravvivenza dipenderà da un nuovo allineamento tra benessere e modalità di vivere e di abitare.

Tra le priorità delle persone c’è il benessere e la salute intesa non più semplicemente come forma fisica, ma soprattutto come benessere mentale.

Maggiore attenzione è stata dedicata all’instabilità economica e finanziaria ed alle problematiche ambientali, con un bisogno invadente di connettersi con la natura.

Da un’indagine Coldiretti/Noto Sondaggi diffusa nell’incontro “L’Italia torna contadina”, quasi 1 italiano su 5 (17%) ha scelto di trascorrere le vacanze estive 2021 in campagna, parchi naturali, coniugando la voglia di normalità con la garanzia di stare in sicurezza senza rischiare gli affollamenti. Ma soprattutto più di un italiano su due (54%) vorrebbe lasciare la città per andare a vivere in campagna, spinto dalla ricerca di una migliore qualità della vita e dalla voglia di riscoprire il senso di comunità. Per finire, nel “lavoro” è emerso che più di 1 italiano su 3 (35%) consiglierebbe al proprio figlio di fare l’agricoltore.

La proliferazione di strumenti digitali disponibili e accessibili alla maggioranza delle persone, ovunque e per ogni finalità, ha altresì trasformato radicalmente la società offrendo enormi opportunità per l’empowerment della persona.

Lo smart working, la “glocalizzazione” resa possibile dalla globalizzazione e dal mondo connesso consente oggi di lavorare e di produrre le tradizioni in qualsiasi parte del mondo. 

Il cambiamento e la lungimiranza appartengono ai coraggiosi, come usava indicare Winston Churchill : “Ciò che caratterizza l’eterno ripetersi della storia è l’assenza di lungimiranza, la riluttanza ad agire quando invece l’azione sarebbe semplice ed efficace, la mancanza di lucidità, la confusione nei consigli proferiti, fino al momento in cui non si verifica un’emergenza e non veniamo scossi dallo spirito di autoconservazione”.

Di fronte all’emergenza della storia e degli eventi degli ultimi due anni abbiamo assistito inizialmente ad una forte spinta delle persone a riappropriarsi di spazi e tempi propri dei luoghi rurali ed una costante attenzione da parte dei media al rilancio dei borghi italiani come modello di piena sostenibilità e resilienza. 

Tuttavia, finita la prima spinta emergenziale, è rimasta una nutrita voglia di ruralità tra le persone, mentre i media, pur di dare spazio a visionari e archistars della città del futuro hanno cominciato a proporre idee e modelli ben lontani dalla “lungimiranza” di cui parlava Churchill. 

Oggi che si avvia il motore operativo del PNRR è fondamentale che si mettano in pratica progetti di rigenerazione territoriale in cui i diversi attori abbiano una visione ben più ampia del modello urbano-centrico con cui abbiamo portato avanti gli ultimi ‘70 anni’ di sviluppo del Belpaese. 

Linkografia

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