La bellezza in rivolta

Tutti i grandi riformatori cercano di costruire nella storia quello che Shakespeare, Cervantes, Molière, Tolstoj hanno saputo creare: un mondo sempre pronto ad appagare la fame di libertà e di dignità che sta in cuore ad ogni uomo.

La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene il giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei.

Si può, eternamente, rifiutare l’ingiustizia senza cessare di salutare la natura dell’uomo e la bellezza del mondo?

Questo è uno degli interrogativi che lo scrittore Camus si poneva nel suo libro “L’uomo in rivolta”.

Nietzsche, richiamato nelle pagine del libro, affermava che “Nessun artista tollera il reale”, questo è vero, ma è altrettanto vero che nel corso della storia anche l’uomo comune non ha tollerato e ha distrutto quanto è stato creato per rappresentare la realtà o una visione di essa.

Le rivolte individuali, gli eventi naturali, le guerre hanno sempre avuto ed hanno come vittime non soltanto le persone, ma anche la bellezza e tutto quanto essa rappresenta.

Le motivazioni che alimentano questa volontà distruttiva possono essere diverse, dalla semplice disattenzione pragmatica verso tutto ciò che è bellezza e porta ad esempio ad abbattere palazzi storici non tutelati per costruire nuovi spazi urbani anonimi e in spregio di manufatti dal valore inestimabile, a quelle ideologiche, religiose, politiche di eliminazione dell’identità, della memoria, della storia, del passato di un popolo.

Ma il mondo è condannato ad essere più o meno bello a seconda dell’opinione di chi può decidere oppure ci dev’essere un’idea universale di bellezza?

Prima del 1937 per arrivare a Piazza San Pietro, a Roma, si doveva attraversare antichi quartieri e un groviglio di vicoli che aprivano con sorpresa lo sguardo sulla bellissima piazza.

Ma Mussolini ritenne opportuno radere al suolo i vecchi borghi ed aprire l’attuale via della Conciliazione, un enorme strada che ha tolto l’incanto della sorpresa lasciando aperto lo sguardo sulla piazza. 

Papa Urbano VIII Barberini pensò bene, invece, di far smontare quasi metà del perimetro esterno del Colosseo per realizzare il palazzo di famiglia.

Palermo è piena di ville e palazzi storici abbattuti. Emblematica resta la demolizione di Villa Deliella famosa per essere stata rasa al suolo in una notte, con un perfetto tempismo prima che entrasse a far parte dei beni tutelati. 

Tanti sono gli amministratori delle nostre città e borghi che con poca sensibilità e rispetto per la bellezza distruggono quanto di pregio è stato fatto in passato in nome di piazze, chiese e palazzi più funzionali alle necessità della vita moderna, anziché immaginare una riqualificazione aperta alla modernità nel rispetto della memoria dei luoghi. 

Bisognerebbe prendere come esempio gli antichi romani che non eliminarono, ma fecero del reimpiego dei materiali un’arte. Colonne, capitelli, ornamenti ed ogni altro elemento per costruire ed abbellire come materiale già pronto, anziché farlo ex novo.

Ma nel passato c’è anche chi ha cercato di salvare la bellezza dalle catastrofi naturali e dalle guerre. Così, ad esempio, i veneziani tra il 1915 e il 1916 ricoprirono la Basilica di San Marco di armature di legno per proteggerla dai bombardamenti.

E’ certamente vero che tutto è in movimento e che le cose cambiano, ma forse di fronte alla bellezza oggettiva di un paesaggio della natura o realizzato dall’uomo dovremmo lavorare per costruire un’idea universale di bellezza che ci obblighi a preservarla per poterla trasmettere immutata a quanti verranno dopo di noi.

Ed allora si perfezionano le tecnologie per poter ricostruire, in caso di distruzione per eventi naturali o umani, ciò che resta o non esiste più.

La cappella Ovetari situata nella chiesa degli Eremitani a Padova e celebre per ospitare un ciclo di affreschi di Andrea Mantegna, bombardata durante la seconda guerra mondiale perse completamente quasi tutti gli affreschi, salvandosi soltanto due scene staccate.

Oggi, grazie ad un restauro, coadiuvato dall’uso di apparecchiature computerizzate, è stato possibile ricollocare e ridare vita ai quei frammenti.

Ed ancora si creano strumenti capaci di cristallizzare il patrimonio culturale nello stato in cui ci è pervenuto per poterlo custodire e preservare.

bellezza

La vera rivolta diventa, dunque, la conservazione della bellezza.

Si assiste, così, a piccoli segni di rivolta come il riconoscimento internazionale della tutela dei beni del patrimonio artistico che consente di processare e condannare chi commette “crimini contro l’umanità” quando si distrugge il patrimonio culturale.

Nel 2016, davanti alla Corte Penale internazionale dell’Aja, si è svolto il primo processo della storia per crimini contro l’umanità per la distruzione di templi e monumenti, nei confronti di Ahmad Al Faqih al-Mahdi, accusato di aver distrutto nel 2012 a Timbuctù nove tra moschee e mausolei risalenti tra il XIII e il XVII secolo. Al Mahdi, che si è riconosciuto colpevole dei crimini di cui è stato accusato, è stato condannato a 9 anni di reclusione.

Tristemente attuali le scene di guerra in Ucraina.

Nella città di Leopoli le donne hanno avvolto statue e quadri con teloni per metterli al sicuro. Un vero e proprio esercito di agenti è stato dispiegato per proteggere con ogni mezzo il ricco patrimonio architettonico e artistico che è valso a Leopoli l’iscrizione al patrimonio Unesco nel 1998. 

Si può, eternamente, rifiutare l’ingiustizia senza cessare di salutare la natura dell’uomo e la bellezza del mondo?

Camus alla domanda risponde “sì” ed aggiunge che “Mantenendo la bellezza, prepariamo quel giorno di rinascita in cui la civiltà metterà al centro delle sue riflessioni, lungi dai principi formali o dai valori sviliti della storia, quella virtù viva che fonda la comune dignità del mondo e dell’uomo, e che dobbiamo ora definire di fronte a un mondo che la insulta”.

Linkografia

Una Padova distrutta: la cappella Olivetari con gli affreschi del Mantegna

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Crediti

Foto di Francesco Alberti su Unsplash

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