Dendrofobia degli amministratori pubblici: cause e rimedi

Si definisce dendrofobia, dal greco antico δένδρον “albero” e φόβος “paura”, la paura persistente verso gli alberi e tutto ciò che li compone: foglie, rami, radici, ecc.

La dendrofobia di cui soffrono metaforicamente gli amministratori di molti comuni si manifesta con decisioni volte a limitare nella pianificazione, gestione e fruizione urbana, l’uso degli alberi e, in generale, del verde in favore di un ruolo di mero elemento di arredo.

I fattori scatenanti di questa fobia trovano la loro causa nella carenza di risorse economiche, nella mancanza di strumenti tecnici di gestione, di dati e di personale adeguato e nell’attività di bilanciamento di priorità (necessità abitative, parcheggi, viabilità, ecc.) che spinge gli amministratori a propendere verso altre scelte a detrimento, loro malgrado, del verde pubblico.

Nel passato la maggior parte delle città erano contenute all’interno di cinte murarie e il verde era rappresentato più che altro da orti familiari. La prospettiva inizia a variare intorno all’800 quando si assiste alla comparsa dei primi giardini e viali alberati.  Soltanto nel secondo dopoguerra, con l’intensificarsi dell’urbanizzazione, intere aree verdi cominciarono ad essere inglobate all’interno delle città.

L’idea di città come ammasso di case ha spinto a considerare il verde come un elemento accessorio di abbellimento, spazio incolto tra edifici e area spartiacque con la campagna, fino alla sua attuale antropizzazione con finalità secondaria per servizi come centri commerciali, aeroporti, parcheggi, ecc., i cosiddetti “non luoghi” del sociologo Marc Augè.

Oggi, rispetto alla funzionalità del verde, si assiste ad un nuovo filone di pensiero che filantropicamente guarda alle infrastrutture naturali in relazione alle mutate prospettive di qualità della vita ed alle imperanti urgenze imposte dai cambiamenti climatici.

Che il verde pubblico dia un contributo fondamentale al miglioramento della qualità della vita nelle città, sia in termini ambientali, energetici, culturali e sociali, è ormai un dato assodato e una consapevolezza non soltanto degli addetti ai lavori, ma della maggior parte dei cittadini. Negli ultimi tempi gli spazi verdi stanno diventando non soltanto luoghi della socialità, ma nuove forme di gestione ed utilizzo corale del verde, si pensi ad esempio alle Urban Food Forest o all’agroecologia.

Che siamo di fronte a un profondo cambiamento climatico è un altro dato, ormai, incontrovertibile. Abbiamo e stiamo assistendo ad ondate di calore sempre più persistenti e, pare, che nel prossimo futuro la situazione non sia destinata a migliorare con previsioni di aumento della frequenza e durata.

Le zone urbane saranno maggiormente colpite dall’aumento delle temperature rispetto alle zone rurali circostanti anche a causa del fenomeno delle isole di calore. A Milano, nel mese di agosto, la stazione di Brera, che registra i dati della temperatura dal 1973, per la prima volta da allora ha rilevato una temperatura media giornaliera di 33 °C.

Anche in questo caso gli alberi si presentano come una delle soluzioni più efficaci per ridurre le temperature. Oltre all’ombreggiamento favoriscono un clima più fresco, grazie all’evapotraspirazione che abbassa le temperature dai 2 ai 9 C° a seconda, naturalmente, dell’estensione alberata.

Che la presenza del verde sia indispensabile per garantire la qualità, se non la sopravvivenza degli esseri umani, è, dunque, un dato non più discutibile. Partendo da questa considerazione è evidente che bisogna cambiare atteggiamento rispetto alle modalità di pianificazione e gestione di questa infrastruttura affinché da fobia si trasformi e diventi per le città una forma d’investimento in termini di ecologia, salute, cultura, economia, al pari di quanto avviene negli altri settori.

Quali sono i rimedi per superare la dendrofobia?

Innanzitutto, bisogna partire dall’assunto che affinché le infrastrutture verdi possano diventare una reale fonte d’investimento per il benessere delle persone, dell’ambiente e dell’economia dei comuni non è sufficiente realizzare semplicemente nuove aree verdi, ma occorre un’attenta pianificazione e gestione che riguardi preliminarmente la scelta degli spazi, le piante da mettere a dimora e in seguito le modalità di manutenzione.

La situazione ideale per una programmazione e gestione adeguata del patrimonio verde pubblico dovrebbe poggiare, innanzitutto, sulla dotazione concreta degli strumenti di governo dei sistemi verdi urbani, ossia:

– Il Censimento del verde pubblico, che rappresenta lo strumento conoscitivo fondamentale per la costruzione di una banca dati (alberi, componenti del verde pubblico, caratteristiche quantitative e qualitative) utile al monitoraggio del patrimonio verde, anche ai fini della programmazione coordinata degli interventi manutentivi.

– Il Regolamento del verde che contiene indicazioni tecniche per la corretta progettazione, manutenzione, tutela e fruizione del verde pubblico.

– Il Piano del verde, una sorta di piano regolatore del verde, ossia lo strumento strategico che indirizza le politiche di trasformazione urbanistica locale e le conseguenti scelte dell’amministrazione comunale in materia di verde pubblico.

Per garantire la gestione facile e veloce della moltitudine dei dati contenuti in questi strumenti è possibile costruire, attraverso le moderne tecnologie, mappe digitalizzate del territorio e Digital Twins delle infrastrutture verdi, che riproducendo dettagliatamente il contesto del verde (entità, collocazione, specie, altezza, diametro del fusto, della chioma, ecc.) mettono a disposizione dei decisori politici e tecnici tutti gli elementi necessari non solo per la pianificazione, ma anche per la gestione, la manutenzione e cura qualificata del verde, con risparmio notevole di costi, nonché la partecipazione dei cittadini anche attraverso azioni di comunicazione, informazione, didattica e confronto attivo.

La conoscenza degli alberi e l’adozione delle corrette pratiche manutentive è, dunque, la cura giusta e facile per il trattamento della dendrofobia amministrativa.

C’era un uomo che si dedicava tenacemente a piantare alberi e più esattamente querce in una landa desolata. È la delicata storia raccontata nel libro L’uomo che piantava gli alberi da Jean Giono.” Un messaggio di riconciliazione dell’uomo con madre natura è un messaggio di rinascita della foresta e dalla vita là dove erano state incoscientemente annientate. Perché l’albero rappresenta, fin dai tempi antichi, il simbolo e l’espressione della vita, dell’equilibrio e della saggezza” (Franco Tassi).

 

 

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