La mente geografica

Per accelerare lo sviluppo e la quasi normalizzazione dello smart working abbiamo dovuto subire una pandemia.

Soltanto quando siamo stati sferzati dalla frusta della necessità abbiamo sdoganato tecnologie e metodologie innovative.

E’ normale in realtà.

Non c’è niente di nuovo in questo processo. 

Tecnologie che viaggiano sottotraccia e innovazioni che sembrano dell’ultima ora in realtà conoscono oblio e dimenticanza per anni e poi d’improvviso tornano in scena e diventano fondamentali. 

Accadrà lo stesso per tutte quelle locative technologies che oggi sembrano solo commodity di servizio che risiedono in un navigatore, in una realtà 3D immersiva ad alta precisione?

Esiste una quantità esagerata di opportunità predittive per aiutare le città, i territori, la terra intera ad essere meno fragile e meno in pericolo.

Spesso però si preferisce discuterne, abbozzarne un dialogo, farne un simposio, un festival, una fiera, nell’attesa che accada una nuova “epidemia ambientale” che ci troverà pieni di nozioni, ma nella sua urgenza ci chiederà soluzioni immediate e non punti di vista.

Nella pianificazione dei loro insediamenti gli antichi greci fecero un notevole uso della mente geografica.

Prima di stabilire una nuova colonia esploravano attentamente le aree circostanti. 

Prendevano in considerazione fattori geografici come la disponibilità delle risorse, la qualità del terreno agricolo, la vicinanza a importanti vie di comunicazione ed in particolar modo il clima, considerato un elemento cruciale, che portava a scegliere zone situate in una posizione sicura e protetta da eventi meteorologici avversi e simile a quello della Grecia continentale in modo che i coloni potessero facilmente adattarsi alle nuove condizioni climatiche.

L’Organizzazione meteorologica mondiale ha diffuso la notizia che la temperatura media mondiale potrebbe aumentare di 1,5 gradi entro il 2027. Questo valore significherà eventi meteorologici sempre più estremi e difficilmente prevedibili o gestibili. 

Probabilmente non riusciamo o, forse, ci rifiutiamo di pensare alle possibili conseguenze convinti che la prossima “pandemia ambientale” riguarderà territori lontani dai nostri.

Non sarebbe più giusto smettere di alimentare il pensiero ”Andrà tutto bene” e dotarsi, invece, di tecnologie, strumenti e metodi già in essere atti a prevenire il più possibile gli eventi?

Ne abbiamo scritto più volte, ma è necessario ribadirlo qui.

Fra le più interessanti innovazioni in corso il gemello digitale o digital twin dei territori, delle città dei luoghi, delle infrastrutture, dei beni culturali è senza dubbio un connubio di tecnologie e metodologie capace d’integrare dati che ci mettono in condizione pratica di comprendere meglio di pianificare interventi anche di natura predittiva.

Il suo ruolo, nel nostro tempo, è quello di fornirci una governance intuitiva, geografica e visiva delle vulnerabilità, delle aree a rischio e di tutte le altre informazioni geografiche in grado di restituire in modo preciso tutto ciò che ci occorre per avviare le giuste azioni dirette a prevenire danni ed a salvaguardare la sicurezza delle persone.

Linkografia

L’intelligenza artificiale applicata al sentiment analysis geografico | Geolander.it

Digital Twins e psicologia ambientale | Geolander.it

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