La presenza delle donne nella storia della geografia è stata spesso minimizzata, ma ci sono state figure fondamentali che hanno contribuito allo sviluppo della disciplina con un approccio innovativo e spesso interdisciplinare.
Molte di queste donne hanno unito la geografia alla filosofia, alla scienza e all’antropologia, ritenendo che conoscere il mondo attraverso la geografia fosse essenziale per comprendere le interazioni tra l’uomo e l’ambiente, per esplorare culture diverse e per rispondere a sfide politiche e sociali.
Le prime donne geografe e il loro pensiero
Ecco alcune delle figure femminili nella storia della geografia.
Egeria (IV secolo d.C.) – La pellegrina e geografa ante litteram
Egeria è una delle prime donne viaggiatrici e geografe conosciute. Era una monaca cristiana vissuta nel IV secolo d.C., autrice di un diario di viaggio che descrive in dettaglio la geografia del Medio Oriente, dalle terre della Palestina all’Anatolia.
Il suo resoconto non è solo un testo di viaggio, ma un’opera che unisce la descrizione dei luoghi con osservazioni culturali e religiose. Il suo interesse per la geografia era legato al desiderio di conoscere il mondo attraverso il viaggio e l’esperienza diretta.
Alexandra David-Néel (1868-1969) – Geografia, spiritualità e filosofia
Viaggiatrice, orientalista ed esploratrice francese, Alexandra David-Néel fu la prima donna occidentale a entrare nella città proibita di Lhasa, in Tibet.
Il suo approccio alla geografia era profondamente filosofico: vedeva la conoscenza geografica come un modo per comprendere le relazioni tra l’uomo e l’ambiente, ma anche per esplorare la spiritualità e le diverse concezioni del mondo.
Credeva che viaggiare fosse un atto di ricerca interiore e che la geografia fosse un ponte tra culture.
Mary Kingsley (1862-1900) – La geografia come strumento di decolonizzazione culturale
Mary Kingsley fu un’esploratrice britannica che viaggiò in Africa occidentale alla fine dell’Ottocento.
Le sue osservazioni sulla geografia, il clima e le popolazioni indigene sfidavano il pensiero colonialista del tempo. Kingsley rifiutava l’idea di superiorità europea e promuoveva una visione della geografia non solo come scienza descrittiva, ma come strumento per comprendere e rispettare le culture locali.
Ellen Churchill Semple (1863-1932) – L’influenza dell’ambiente sulla società
Ellen Churchill Semple fu una delle prime donne geografe accademiche negli Stati Uniti. Era una seguace del determinismo ambientale, una teoria secondo cui le condizioni geografiche influenzano lo sviluppo delle società umane.
Credeva che la geografia fosse fondamentale per spiegare le differenze culturali e il progresso delle civiltà, anche se il suo approccio venne poi superato da visioni più dinamiche.
Maria Reiche (1903-1998) – La geografia e la conservazione del patrimonio culturale
Maria Reiche era una matematica e geografa tedesca, nota per i suoi studi sulle Linee di Nazca, in Perù.
Per oltre 50 anni si dedicò alla protezione di queste antiche incisioni nel deserto, dimostrando che la geografia non è solo una scienza della descrizione, ma anche uno strumento di tutela del patrimonio culturale.
Perché le donne hanno ritenuto importante conoscere il mondo attraverso la geografia?
Molte di queste donne hanno visto nella geografia un mezzo per comprendere e trasformare il mondo.
Le loro motivazioni erano spesso legate all’interesse per la connessione tra ambiente e società e molte di loro ritenevano che solo il viaggio potesse portare a una vera comprensione del mondo.
La conoscenza geografica ha permesso a molte di loro di sfidare pregiudizi e discriminazioni.
La geografia, storicamente dominata da una prospettiva maschile, ha spesso privilegiato un approccio cartografico, politico e strategico, legato al controllo del territorio, all’espansione economica e militare, alla delimitazione dei confini.
Tuttavia, le donne che si sono occupate di geografia hanno spesso adottato un punto di vista diverso, più esperienziale, relazionale e interdisciplinare, mettendo in evidenza aspetti che in passato erano trascurati.
Le donne geografe hanno spesso descritto il mondo attraverso esperienze vissute, viaggiando, esplorando, raccontando storie che intrecciano elementi fisici, culturali e antropologici.
Mentre la geografia tradizionale ha privilegiato la misurazione e la mappatura del territorio, le donne hanno dato voce ai paesaggi attraverso racconti che restituiscono anche il vissuto umano.
Molte geografe hanno dato importanza alla dimensione umana del territorio, studiando il rapporto tra le persone e lo spazio in cui vivono, piuttosto che la semplice descrizione fisica.
Questo approccio più inclusivo e sociale ha aperto nuove prospettive, soprattutto nella geografia umana e culturale, ad esempio Doreen Massey, una delle principali geografe del XX secolo, ha sviluppato un concetto di spazio non statico, ma dinamico e relazionale, plasmato dalle interazioni tra individui e comunità “Lo spazio non è una superficie piatta e vuota, ma è creato dalle interazioni, dalle relazioni di potere e dalle storie che vi si intrecciano“.
Altre donne hanno spesso usato la geografia per mettere in discussione il potere e denunciare disuguaglianze e ingiustizie territoriali.
Jane Jacobs, urbanista e geografa, ha criticato la progettazione urbana maschile, basata su una visione rigida dello spazio, e ha promosso città più vivibili, sostenibili e a misura di comunità.
Cynthia Enloe, con il suo lavoro sulla geografia del conflitto, ha mostrato come le donne vivano gli spazi di guerra e migrazione in modo diverso dagli uomini, mettendo in luce dinamiche di potere spesso ignorate.
Ripercorrere, oggi, le loro storie significa riconoscere il valore di uno sguardo nuovo sul mondo, verso una comprensione più profonda.
Linkografia e Bibliografia
- Foster, Michael. La vita segreta di Alexandra David-Néel: esploratrice del Tibet e dei suoi misteri. Milano: Corbaccio, 2001.
- Kingsley, Mary H. Viaggi in Africa Occidentale. Milano: Edizioni Adelphi, 2003.
- Semple, Ellen Churchill. Influenze geografiche: L’ambiente fisico come fattore nel determinismo sociale. Milano: Franco Angeli, 2008.
- Martin, Geoffrey J. Ellen Churchill Semple: Geografia e scienze ambientali all’inizio del XX secolo. In: Geographical Review, Vol. 96, No. 3 (2006), pp. 439-461.
- Reiche, Maria. Il mistero delle Linee di Nazca. Roma: Newton Compton Editori, 1994.
- Lambers, Karsten. Le linee di Nasca: un enigma risolto?. In: Antiquity, Vol. 80, No. 308 (2006), pp. 209-220
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