Misteri della storia svelati dal gemello digitale

Il primo sito archeologico conosciuto nella storia risale al 1748 e siamo in Egitto.

Era il novembre 1922 quando il piccone di un operaio rivelò il primo gradino della scala di accesso alla tomba del faraone d’Egitto Tutankhamon.

Il 4 novembre 1922 l’archeologo inglese Howard Carter cominciò a scendere i gradini della tomba di Ramses VI, già conosciuta, per arrivare davanti ad una porta di pietra che conduceva ad una stanza vuota. Oltre quella stanza vi era un’altra porta che, il 29 novembre, Carter con circospezione, dopo aver sbirciato attraverso un piccolo foro, aprì per mostrare al mondo le meraviglie del tesoro della tomba di Tutankhamon inaugurando quello che oggi possiamo definire turismo archeologico ossia il turismo volto alla conoscenza di tutto ciò che è passato e fa parte della memoria umana.

La tomba di Tutankhamon dal 2009 al 2019, a causa dei danni provocati da anni di turismo selvaggio, è stata chiusa al pubblico per cercare di preservarla attraverso l’installazione di nuovi sistemi di ventilazione e barriere per limitare l’accesso dei visitatori ai dipinti.

Molti altri siti archeologici hanno subito lo stesso destino. E così il sito archeologico di Palmira, in Siria, è stato chiuso a causa della guerra civile in corso e dei danni causati dai gruppi armati. Pompei, Teotihuacan in Messico, Machu Picchu custodiscono intere zone rendendole inaccessibili per ragioni di tutela e conservazione.

I siti archeologici sono la memoria della storia umana e, pertanto, è giusto custodirli e proteggerli dai danni che possono essere causati da eventi naturali o dall’uomo. Garantirne la conservazione per le generazioni future è un dovere morale.

Ed allora si pone l’interrogativo su come conciliare il bisogno di utilizzare i siti archeologici come esperienza turistica con la necessità di garantirne la presenza nel futuro.

Esiste un sistema capace di garantire allo stesso tempo tutela, valorizzazione e fruizione?

Negli ultimi anni le nuove tecnologie hanno cercato di dare una risposta a questa necessità mettendo a disposizione strumenti capaci di garantirne la tutela, valorizzazione e fruizione anche laddove l’utilizzo diretto non era più opportuno per ragioni di conservazione o per altre difficoltà.

Nel febbraio del 2022 Graeme Cavers e il suo team di archeologi si è recato in Scozia, nella foresta di Borgies, per scoprire il “Cracknie” un sotterraneo profondo e oscuro lungo 13 metri e alto un metro, scavato, nell’età del ferro, dall’antico popolo scozzese il cui scopo ed utilizzo non sono ancora perfettamente chiari.

Alcuni ritengono che i tunnel siano stati utilizzati come deposito, dove conservare cereali in vasi sigillati, formaggi oppure oggetti di valore. Altri sostengono che si tratta di luoghi utilizzati per imprigionare schiavi e ostaggi, oppure come santuari o cappelle private per pratiche cerimoniali, spirituali o religiose.

Per mappare il sotterraneo è stata utilizzata la moderna tecnologia del laser scanner che ha consentito di creare un’immagine 3D dettagliata del sito, da cui è stato possibile effettuare misurazioni e creare una mappa interattiva per poterlo studiare, risparmiando agli archeologi la fatica fisica di entrare all’interno del tunnel.

L’archeologo Matt Ritchie spiega che: “Il Cracknie è un posto molto remoto. È molto lontano da percorsi pedonali più battuti ed è relativamente difficile da raggiungere e quindi poco adatto a visite guidate o all’installazione di pannelli didattici. Un modello 3D però può essere visualizzato e studiato da qualsiasi luogo”. (Wired UK)

Le grotte di Lascaux, in Francia, uno degli esempi più importanti di grotte decorate del Paleolitico e dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, dal 1963 sono state permanentemente chiuse al pubblico per proteggere le pareti dalle invadenti colonie di alghe prodotte dalle emissioni di anidride carbonica e dall’aumento della temperatura generata dalle eccessive e continue visite al sito.

Ma poiché chiudere gli occhi del mondo su tanta bellezza sarebbe stato un oltraggio, per consentire ai visitatori di contemplare e comprendere l’arte rupestre, è stato costruito un loro gemello digitale o digital twin.

Il digital twin, ossia la perfetta replica virtuale di un bene culturale, è una tecnologia che consente di cristallizzare il bene nello stato in cui è giunto a noi.

Oltre a rappresentare la base per la costruzione di Virtual Tour il suo compito è ancora più complesso. Difatti, dal gemello digitale è possibile ricavare una serie di informazioni utili a studiosi ed esperti per gli usi più opportuni (condurre esperimenti, studio del bene, attività di restauro e conservazione, eccetera).

In archeologia, dove la maggior parte delle attività di ricerca non sono reversibili, si sta gradualmente diffondendo l’utilizzo del Digital Twin per fermare e simulare siti archeologici su cui potranno lavorare simultaneamente archeologi e tecnici finanche in luoghi diversi.

Per continuare ad assicurare che i siti archeologici durino nel tempo e che possano essere, nel contempo, oggetto di esperienza turistiche, è indispensabile, dunque, sviluppare nuovi ed innovativi progetti di tutela, valorizzazione e fruizione.

Negli ultimi tempi, grazie alle opportunità offerte dalle moderne tecnologie, si sono aperte importanti opportunità che consentono nuove forme di fruizione dei siti sfruttando ricostruzioni virtuali che oltre a tutelare il bene, consentono di rendere più comprensibile e coinvolgente l’esperienza di visita del patrimonio archeologico.

In questa direzione la Commissione Europea ha pubblicato una Raccomandazione su uno spazio di dati europeo comune per il patrimonio culturale, invitando gli Stati membri ad accelerare la digitalizzazione entro il 2030 di tutti i monumenti, siti, oggetti e manufatti del patrimonio culturale, auspicando che almeno il 50 per cento di quelli più visitati siano digitalizzati in 3D.

 

Linkografia

In Scozia i laser rivelano i misteri dei siti archeologici nascosti

Video archeologists use laser technology to study mysterious highland tunnels

Arte e innovazione: intervista a Giovanna Baldassin Molli

L’Oratorio di San Giorgio di Padova rivive con il suo digital twin

Le differenze tra Virtual Tour e Digital Twin

HBim per i beni culturali, un libro interessante anche per i non addetti ai lavori

 

 

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