L’esodo dei tech workers dalla Silicon Valley

I lavoratori tecnologici e i creativi di talento sono stati attratti, per anni, dalla Silicon Valley.  Pur di trarre vantaggio dall’abilità ed esperienza dei colleghi e stare a stretto contatto con i datori di lavoro e gli investitori, hanno accettato diversi compromessi quale ad esempio pagare prezzi esorbitanti per l’affitto delle case o vivere in una sorta di confraternita dell’innovazione. Il risultato è stato: una cultura dell’ imprenditorialità difficile da eguagliare altrove.

Rispetto a qualche anno fa i dati di oggi ci dicono, però, qualcosa di diverso: c’è un vero e proprio esodo dei tech workers dalla Silicon Valley. 

L’autorevole “sf.citi”, organo rappresentativo della tech community della città di San Francisco, ha monitorato da vicino questo nuovo esodo arrivando a sostenere che la pandemia ha accelerato una migrazione di massa di aziende e dipendenti tecnologici al di fuori della Bay Area.

Molti dati mostrano che la percentuale di abbandono degli uffici a San Francisco è salita al 19,7% e che la quantità di spazi per uffici vacanti ha superato i livelli che erano stati raggiunti dopo la Grande Recessione del 2008 e dopo il crollo delle dot-com.

Inoltre, a partire dagli anni ‘90 sino ad oggi,  secondo i dati di Cushman & Wakefield, San Francisco ha registrato il livello più basso di nuove attività di leasing.

Si prevede che la percentuale di contratti di Venture Capital nella Bay Area nel 2021 scenderà al di sotto del 20%, per la prima volta nella storia. 

L’analista di Venture Capital, Kyle Stanford, nel rapporto 2021, US Venture Capital Outlook di PitchBook, scrive che: “La pandemia COVID-19 e il successivo esodo da San Francisco non faranno altro che esacerbare questa tendenza”.

Secondo i dati di indirizzo USPS (United States Postal Service), tra marzo e novembre 2020, oltre 80.000 persone sono andate via da San Francisco, circa il  77% in più rispetto al 2019. 

La ricercatrice Natalie Holmes, nel rapporto del California Policy Lab, in merito alla storia creditizia dei californiani, ha affermato che: “San Francisco sta vivendo un’esperienza unica e drammatica di esodo”.

Difatti, non soltanto più persone stanno lasciando San Francisco, ma diminuiscono drammaticamente anche quelle che qui si trasferiscono. 

U-Haul (Società storica americana di traslochi) nel 2020 ha registrato, rispetto al 2019, un aumento del 9% delle partenze da San Francisco; mentre in tutta la Bay Area gli arrivi, da marzo a dicembre 2020, registrano una diminuzione del 31%.

Il tempo del lavoro a distanza inaugurato con il Covid-19  sta ribaltando non soltanto la scelta del luogo in cui i lavoratori tecnologici desiderano vivere, ma anche la qualità e le opportunità che lo stesso può offrire. 

I lavoratori si muovono verso altri posti per trovare qualità di vita migliori, ma anche i datori di lavoro e gli investitori si stanno trasferendo. 

Prima della pandemia, la Bay Area stava già sperimentando un deflusso netto di residenti, che nel 2020 è quasi quadruplicato, arrivando ad una percentuale del 34%. In pratica per ogni persona che si trasferisce due se ne sono andati.

Matthew Strassberg, direttore presso un’agenzia di reclutamento high-tech Skyrocket Ventures, afferma che è aumentato in maniera esponenziale il numero di candidati che si allontanano dalla Bay Area, precisando che questo allontanamento: “in alcuni casi è temporaneo, ma in altri è permanente … alcuni di loro vorrebbero tornare, mentre molti altri non hanno intenzione di tornare mai più”.

Ma perché le persone lasciano San Francisco e la Bay Area?

Molte società tecnologiche stanno scegliendo il lavoro a distanza come modalità di prestazione dell’attività lavorativa. Twitter è stata una delle prime grandi aziende ad annunciare di aver scelto l’opzione del lavoro a distanza a tempo indeterminato, e molte altre, tra cui Microsoft, Facebook e Spotify, hanno seguito l’esempio.

Twitter, Yelp, Airbnb e Dropbox hanno deciso di subaffittare alcuni dei loro uffici di San Francisco, mentre Pinterest ha pagato 90 milioni di dollari per rompere un suo contratto di locazione nella città. 

Ma questi dati riguardano solo i tech workers della Silicon Valley? 

Un sondaggio condotto da City Monitor su un campione rappresentativo dei tech workers nell’intera area degli Stati Uniti ha rilevato che il 16% dei tech workers si è già trasferito e che il 37% spera di farlo nei prossimi 12 mesi. Tra i motivi più comuni per spostarsi c’è il miglioramento della qualità e sostenibilità della vita.

I tech workers nel progettare il loro spostamenti guardano al mondo intero e soprattutto a quei territori che abbiano alcune caratteristiche  fra cui: sostenibilità ambientale, equilibrio fra benessere, reddito e costi della vita, e opportunità di costruire rapporti sociali e comunità resilienti. 

Si tratta, senza dubbio, di uno dei momenti storici più interessanti per creare nuovi hub territoriali di innovazione che non mirino più ad imitare la buona e vecchia Silicon Valley.  

Ma il Belpaese, che si è appena messo in cammino verso la transizione ecologica e digitale, sarà in grado di attrarre e trattenere i tech workers da tutto il mondo nei prossimi anni?  

Che sia arrivato davvero il momento in cui vedremo sbucare ‘unicorni’ e venture capital dai vicoli dei Borghi italiani?

Linkografia 

They Can’t Leave the Bay Area Fast Enough

What’s driving California’s Mass Exodus? 

People – and jobs – are fleeing the Bay Area. Is this the end of Silicon Valley?

Silicon Valley is not suffering a tech exodus, and money is flowing in at record rate — for a fortunate few

Survey finds that the reported exodus of tech companies from San Francisco’s Bay Area is ‘greatly exaggerated’

Exodus: Bay Area migration accelerated in recent months 

Tracking the San Francisco Tech Exodus

Tech companies’ work from home policies have some workers ready to flee Silicon Valley

L’azienda diffusa: cos’è e quali idee stanno nascendo I Borghi diventano sedi aziendali alternative.

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