Panta rei: tutto si trasforma

Siamo soliti pensare che un luogo naturale, sia esso una montagna oppure una collina, sia immutabile nel tempo.

Alla percezione visiva dell’uomo il territorio naturale è inanimato. Eppure, un processo lento, continuo e instancabile ne modifica la figura originaria.

La pioggia, i fiumi scavano nel terreno, il vento e le onde del mare erodono le rocce, il ghiaccio spacca e leviga le montagne, i terremoti ed altre calamità naturali ne trasformano l’immagine.

Solitamente questi eventi sono lenti e impercettibili, ma quando invece subiscono un’accelerazione violenta allora la regola che si è dato l’uomo di essere al centro del mondo e di avere il potere di controllare ogni cosa viene messa in discussione e bruscamente ci rendiamo conto che la natura continua il suo percorso infischiandosene dei nostri bisogni.

Tornano in vita spiriti e antiche leggende come quella che racconta che nel ventre del Monte Bianco abitino creature malefiche che nel corso dei secoli sono state confinate da celebri santi e che non trovando pace cerchino di continuo di sfondare le pareti della montagna nel tentativo di tornare a dominarla.

L’uomo, questa creatura superiore, continua a scalpitare contro le pareti della montagna ed anziché migliorare e adattarsi all’ambiente che lo ospita cerca con tutti i mezzi di piegarlo alle proprie necessità e nonostante tutti gli strumenti che oggi ha a disposizione per interpretare il “carattere” della natura si ostina ad attuare soluzioni di sfida e non di compromesso.

In Italia si stima che ogni 45 minuti al giorno c’è un evento franoso, che 19 ettari di suolo vengono ogni giorno consumati in vario modo. Fino al 1950 il 2,9% di suolo nazionale era “costruito”, nel 2022 siamo arrivati all’8,3%.

Il suolo consumato si è triplicato in soli 70 anni.

Il cambiamento climatico ha, poi, dato una forte accelerazione a questa distonia, ossia al contrasto tra un’antropizzazione violenta ed irrispettosa e la capacità del territorio di accogliere.

Ed allora cerchiamo, ormai quotidianamente, di dare una risposta alla domanda se i disastri e le catastrofi e ciò che comportano sono previsti o prevedibili.

Oggi disponiamo di una miriade di dati ed informazioni frutto dell’esperienze maturate anche dagli episodi del passato che ci consentono, quasi con certezza, di poter pronosticare il verificarsi di un determinato evento, la sua intensità e le sue conseguenze.

La maggior parte dei disastri si verificano spesso negli stessi luoghi e con le stesse conseguenze a volte meno gravi altre volte ancor più devastanti.

Considerando, pertanto, che determinati episodi hanno una ciclicità inevitabile, è fondamentale e doveroso conoscerne le cause e gli effetti al fine di adottare nelle fasi di pianificazione e gestione del territorio le decisioni migliori per evitare che determinate situazioni, pur ripetendosi, non producano danni alle persone e alle cose e non diano vita a catastrofi irreversibili.

A tal proposito il prof. Ing. Nicola Marotta ci fa sapientemente notare che la denominazione “disastro naturale” è “inappropriata e anacronistica: è infatti il comportamento umano che trasforma i rischi naturali in ciò che noi chiamiamo disastri naturali…”.

Dunque, questi rischi naturali non sono completamente imprevedibili, ma utilizzando mezzi opportuni possono essere disciplinati per evitare i disastri che ne possono conseguire.

La Geomatica e i suoi strumenti – dai rilievi georeferenziati alla costruzione di Digita Twin dei luoghi – consente di conoscere bene il territorio e di approntare tutte le decisioni migliori in fase di programmazione e gestione al fine di prevenire il verificarsi di determinate situazioni o intervenire più efficacemente.

L’Italia è terza al mondo per livello di specializzazione nelle tecnologie dello Spazio, dopo Russia e Francia, davanti Spagna e Israele.

Con il programma COSMO-SkyMed dell’ASI l’Italia sta creando un sistema di osservazione satellitare della Terra, unico al mondo, con cui misurare l’impatto dei cambiamenti climatici, monitorare la gestione delle risorse naturali e gestire i rischi naturali ed antropici, tra cui l’erosione delle coste e il loro inquinamento.

Diventano, dunque, paradossali le immagini della catastrofi naturali: a fronte della tecnologia creata per l’utilità dell’uomo le persone continuano a spalare a mano il fango che la stessa incuria umana ha gettato sulle loro vite.

Linkografia

La degenerazione territoriale | Geolander.it

Il Digital Twin delle infrastrutture naturali urbane | Geolander.it

Rischio allagamenti e prevenzione con il digital mapping | Geolander.it

Cambiamenti climatici e geomatica | Geolander.it

Tombini, caditoie, rischio urbano e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione | Geolander.it

L’Antropocene sotto casa | Geolander.it

Italia leader nell’osservazione satellitare – Symbola

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