Le copie delle opere d’arte fin dall’età romana hanno svolto il ruolo di conoscenza e di tramite tra l’opera stessa e il pubblico.
Copiare un’opera non era un’attività riprovevole poiché non veniva svolta con intento fraudolento, ma era un mezzo di divulgazione di modelli e un’occasione di studio.
Ai nostri predecessori era ignoto il concetto di proprietà intellettuale. L’originalità non era un valore primario. Per valutare la bontà di una scultura o una pittura si guardava all’abilità artigianale. Tant’è che nelle botteghe del XV sec. gli allievi, qualche volta, erano tenuti ad imitare l’arte del maestro non soltanto per apprendere, ma anche per realizzare copie delle sue opere che egli potesse firmare come se fosse stato lui stesso a realizzarle.
Nel XVI e XVII sec. la copia era soprattutto un mezzo di studio utilizzato come un esercizio di stile o come omaggio che veniva reso al maestro. Artisti come Rubens, Rembrandt, Velazquez, Golzius, i Carracci, Degas furono copisti di opere di Tiziano, Raffaello, Polidoro da Caravaggio, Manet da Delacroix, ecc.
Nel XIX sec. la copia venne utilizzata anche per salvaguardare il ricordo di pitture murali del medioevo in via di deterioramento.
Altre copie furono semplicemente fatte per volontà del suo autore o per migliorare l’opera originale. Il busto del cardinal Scipione Borghese venne scolpito dal Bernini due volte perché il marmo del prototipo presentava il cosiddetto pelo, ossia un difetto della venatura.
“Nessuno deve imitare la maniera di un altro, perché egli non sarebbe che il nipote e non il figlio della natura, quanto all’arte”, affermò Leonardo.
Ma chissà cosa direbbe oggi al cospetto della sua Gioconda in versione “Mona Lisa: Beyond the Glass“, ossia una Mona Lisa – riprodotta in modello 3D – seduta su una sedia accanto a un dipinto a grandezza naturale nella stessa posa che avrebbe osservato il pittore, protagonista di un progetto realizzato in occasione della mostra parigina per i 500 anni dalla morte di Leonardo.
Quale utilità, nell’epoca dell’innovazione tecnologica, può avere una copia di un’opera d’arte in formato gemello digitale o digital twin?
Nel 2020 fu scaraventata contro la Gioconda una torta, per fortuna il vetro posto davanti al quadro protesse la tela. Dal 2004 un gruppo di ricerca internazionale ha condotto sul quadro diverse campagne sperimentali per comprenderne le caratteristiche e costruire un modello predittivo capace di fornire indicazioni per la sua conservazione.
Le grotte di Lascaux, in Francia, soprannominate la “Cappella Sistina della preistoria”, capolavori dell’arte preistorica mondiale risalente al Paleolitico Superiore e patrimonio dell’UNESCO, dal 1983 sono state chiuse al pubblico dopo che le emissioni di anidride carbonica, l’aumento della temperatura provocate dalle visite, l’illuminazione artificiale hanno cominciato a provocare la diffusione di una colonia di alghe sulle pareti, minacciando le preziose pitture.
In un ambiente di 900 metri quadrati a Montignac, ai piedi della collina di Lascaux, è stato creato un digital twin riproducendo in maniera perfetta e avanzata dal punto di vista tecnologico le diverse pareti con i dipinti e i graffiti della Sistina della preistoria così da poterli rivedere nuovamente senza la preoccupazione di compromettere l’integrità del sito archeologico e in maniera più dettagliata rispetto agli originali.
Il 15 aprile 2019 un incendio devastante distruggeva due terzi del tetto della cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Per ricostruirla in maniera fedele a quella distrutta si è fatto ricorso ai dati digitali. Prima dell’incendio Notre-Dame era stata documentata da diversi studiosi, tra questi Andrew Tallow, professore di Arte e architettura del Vassar College di Poughkeepsie, negli Stati Uniti, che l’aveva digitalizzata con laser scanner in 3D.
I dati raccolti sono stati messi a disposizione dei nuovi tecnici incaricati della ricostruzione che hanno provveduto alla loro integrazione con migliaia di fotografie: volte, navate, nuclei, transetti tutto è stato repertoriato visivamente nei minimi dettagli. Questo ha permesso la creazione di un digital twin della cattedrale utilizzato non soltanto per ricostruire la cattedrale identica a quella perduta, ma anche per dotarsi di uno strumento ricchissimo d’informazioni, utilizzabili da tutti, per la conservazione del bene storico.
Nel 2021 l’artista madrileno Jesus Arevalo Jimenez, specializzato nella scultura in legno ha realizzato per il Seminario Diocesano Redemptoris Mater di Macerata la statua del San Giuseppe. Una statua in legno, alta 1.92 m, raffigurante S. Giuseppe che regge con la mano destra il Gesù bambino e con la mano sinistra un bastone. Nel 2022 il Vice Rettore del Seminario ha affidato l’incarico di svolgere la scansione della statua per creare un digital twin dell’opera che ha reso possibile la perfetta e fedele riproduzione dell’oggetto, permettendone poi la stampa in 3D.
L’Oratorio di San Giorgio di Padova, patrimonio UNESCO, ha un suo digital twin realizzato attraverso l’uso combinato di tecnologie della fotogrammetria digitale ad alta definizione e della rilevazione laser scanner, dalle quali sono state ricavate le cosiddette nuvole di punti con la restituzione di un modello digitale che riproduce fedelmente tutte le informazioni dell’Oratorio e consente di accedere ad ogni singolo dettaglio navigando al suo interno.
Una perfetta replica digitale aperta non soltanto ai visitatori virtuali che potranno navigare al suo interno e godere della sua magnifica bellezza, ma anche ad esperti, studiosi e ricercatori che potranno utilizzare i dati georeferenziati per le loro attività.
Nell’ambito della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-culturale il Digital Twin può essere uno strumento d’aiuto davvero fondamentale, attualmente poco utilizzato.
Tutte le opere hanno una vita che risente non soltanto del trascorrere naturale del tempo, ma anche dell’accelerazione imposta dall’inquinamento ambientale, da eventuali catastrofi naturali o provocate dall’uomo.
Tutelare il bene culturale per trasmetterlo alle generazioni future affinché ne possano godere e fruire è un obbligo morale.
Il Gemello Digitale dei beni culturali consente di cristallizzare fedelmente il bene nello stato in cui ci è giunto. Per di più mette a disposizione una serie di informazioni che possono essere utilizzati da studiosi ed esperti per gli usi più opportuni (condurre esperimenti, studio del bene, attività di restauro e conservazione, ecc.).
L’ulteriore flusso continuo di dati ed informazioni (arricchito con l’uso di sensori) consente anche il monitoraggio e il controllo di diversi aspetti, ad esempio gli effetti della luce e del suono, i livelli di CO2, di umidità e deterioramento del materiale, la ventilazione, gli effetti della presenza dei visitatori sullo stato del bene.
Anche in archeologia, dove la maggior parte delle attività di ricerca non sono reversibili, si può utilizzare il Digital Twin: ad esempio, per simulare il sito di scavo che resterà immutabile e su cui potranno lavorare simultaneamente archeologi e tecnici finanche da luoghi diversi.
Il Digital Twin è altresì uno strumento per la promozione e valorizzazione del bene culturale, oltre ad essere un prezioso strumento di conservazione e studio per i diversi esperti e studiosi, può essere utilizzato anche come base per i Virtual Tour e, quindi, per consentire ai visitatori virtuali di conoscerlo in maniera più immersiva.
Una copia digitale, a differenza di una copia “manuale”, si presta, dunque, a soddisfare infinite necessità di tecnici, studiosi ed estimatori. In aggiunta consente di poter realizzare un’esperienza immersiva che si aggiunge a quella semplicemente visiva della copia manuale.
Linkografia
Mona Lisa: Beyond the Glass. Mostra in realtà virtuale sulla Gioconda di Leonardo al Louvre
Un ‘Gemello Virtuale’ avvicina il visitatore all’arte paleolitica della Grotta di Lascaux
Notre-Dame di Parigi la ricostruzione in 3D
Realizzazione del digital twin del San Giuseppe di Macerata
L’Oratorio di San Giorgio rivive con il suo digital twin
Il Digital Twin per gli interventi di restauro dei beni storici