La buona azienda, l’azienda buona
I comportamenti di mercato di un’azienda sono persistenti e lasciano tracce.
Le buone aziende durante il loro percorso di crescita non cercano di fare terra bruciata intorno a loro annientando le società concorrenti, ma al contrario valorizzano il comune mercato trasformando la leale concorrenza in una leva per migliorare le proprie competenze.
Oggi è tutto trasparente: dati, recensioni, feedback, commenti.
Dimenticare che siamo nella ‘Transparency Society’ può essere fatale anche per le aziende con prodotti e servizi migliori della concorrenza.
Ma perché l’etica aziendale conta e conviene?
L’etica ha una sua precisa definizione che cambia secondo i valori del tempo e dei luoghi. Semplificandone il concetto potremmo definirla come ciò che è giusto o buono del comportamento umano.
Volendo applicare, oggi, il concetto ai rapporti tra imprese concorrenti potremmo dire che è etico ogni comportamento che non cagioni un danno all’immagine, alla reputazione e al lavoro dell’altro.
Per sua definizione, ai sensi dell’art. 2082 del Codice civile: “E’ imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni o di servizi”.
Lo scopo di lucro dell’attività imprenditoriale non è descritto in maniera palese dalla norma, ma nella normalità delle situazioni l’imprenditore esercita la sua attività per un tornaconto economico e per quelli più etici anche per il benessere dei collaboratori, della comunità e della società in generale.
Ma nel raggiungimento di questo obiettivo quali sono le azioni etiche che un’azienda può perseguire per non nuocere alle altre aziende concorrenti?
Un’impresa interessata ad accelerare la sua crescita ed a costruire con successo la sua posizione nel mercato deve agire sempre eticamente nei confronti di altre imprese che esercitano la sua stessa attività?
E quali sono questi comportamenti etici?
Potremmo provare a stilare un breve decalogo:
- Nei rapporti con i potenziali clienti in comune non denigrare altre imprese coinvolte nella medesima trattativa.
- Fornire il proprio prodotto e/o servizio in maniera etica dando massima cura e trasparenza a dati oggettivi.
- Evitare di pubblicare e diffondere contenuti tesi a ledere la bontà di altre imprese.
- Non appropriarsi dei contenuti di altre aziende se non dopo una richiesta esplicita ai produttori di quei contenuti.
- Non istigare il potenziale cliente ad inserire argomenti che potrebbero avvantaggiare nell’assegnazione di un lavoro.
- Mettere in evidenza, qualora sia richiesto, con onestà le peculiarità delle attività concorrenti facendo emergere le differenze in termini positivi e non denigrando le caratteristiche del lavoro altrui.
Ma alla fine, anche il decalogo, potrebbe essere sintetizzato in un approccio umanistico all’impresa sottolineando che non bisogna mai dimenticare che le aziende hanno un volto.
Dietro ogni azienda c’è sì l’impresa e i suoi obiettivi, ma ci sono soprattutto le persone. Pertanto, non importa soltanto quanto sia grande il tuo parco macchine o performante la tua attrezzatura o buoni i tuoi prodotti e servizi. Occorre sempre tener presente che la correttezza morale di un’impresa è la base per una crescita che resiste nel tempo.
Tra i tanti esempi di imprese che hanno fatto dell’etica aziendale il centro dei propri affari ricordiamo l’impresa tessile italiana Brunello Cucinelli.
Nel 1978 Brunello Cucinelli, imprenditore di fama mondiale, creava la sua impresa “umanistica” del cashmere improntando tutta l’attività della sua azienda e la conduzione dei suoi affari al rispetto del proprio “Codice Etico” che sintetizza tutti i valori che l’azienda ha costruito in oltre 30 anni di storia e che tra le varie disposizioni disciplina anche la competizione leale e il rispetto, nei rapporti con gli stakeholders e nelle relazioni esterne, dei principi di correttezza, cooperazione, lealtà e rispetto reciproco.