Il mood più contagioso nel real estate è la rigenerazione

Ogni cambiamento nasce da un’esigenza interiore o da fattori esterni che spingono a guardare in maniera diversa il mondo che ci circonda.

Gli ultimi anni, accompagnati dalla pandemia, hanno profondamente e con impeto modificato le diverse prospettive accelerando la nostra naturale propensione alla trasformazione.

Il confinamento ha cambiato il nostro rapporto con lo spazio, la nostra idea di comunità, le nostre ordinarie modalità lavorative velocizzando un processo già in corso che guardava con sguardo benevolo a tutto ciò che è “green” e di “prossimità”.

In Italia, la città di Milano è diventata il simbolo di questo cambiamento. Una città trasformata in un cantiere di rigenerazione urbana tra i maggiori d’Europa.

A Milano ovest sta nascendo una nuova città-giardino, per un totale di 1000 appartamenti, organizzata attorno a un boulevard servito da spazi commerciali e palazzi destinati ad uffici, immersa in un parco comunale di ben 16 ettari che riproducono il paesaggio agricolo lombardo.

Al margine nord della città, dove prima sorgeva l’acciaieria Falck, è in costruzione un nuovo quartiere per  50 mila abitanti con 45 ettari di verde.

Lo scalo ferroviario Farini avrà nuovi volumi attorno a un grande parco pensato come dispositivo per purificare e rinfrescare l’aria della città, mentre un ponte ciclo-pedonale attraverserà il Naviglio e la ferrovia.

Il quartiere di Lambrate si arricchirà, invece, di un nuovo insediamento di residenza sociale – per un totale di 300 appartamenti – accompagnato da un parco lineare che, insieme a tre nuove piazze, vuole rigenerare la vita collettiva.

Ma la trasformazione non riguarda soltanto intere aree, ma anche il semplice concetto di “spazio perfetto”, ossia uno spazio che garantisca condizioni ideali non soltanto per vivere, ma anche per lavorare.

Le abitudini domestiche con la pandemia sono state completamente stravolte e ci è stato chiesto di adattarci alla nuova realtà: conciliare vita privata, studio, lavoro e tempo libero. Il Covid ha fatto venire meno, in tante situazioni, l’obbligo di recarsi fisicamente sul posto di lavoro.

Dal report “Home Working e l’impatto su spazi e abitudini” sviluppato da Arper Lab è emerso che i mobile workers sono circa 13 milioni (dato 2020 dell’istituto di ricerca IDC Italia, International Data Corporation) e rappresentano oltre il 54% della forza nazionale. Tra le diverse categorie, la crescita più interessante si avrà fra gli home-based workers che comprendono sia chi sviluppa la propria attività da un ufficio domestico (come professionisti e partite Iva), sia gli addetti aziendali che lavorano almeno tre giorni al mese a casa. Quasi la metà dei lavoratori italiani, quanto quelli di altri paesi europei, si sta organizzando per lavorare in modo permanente da casa.

Questa nuova esigenza, destinata probabilmente a durare nel tempo, ha fatto nascere la necessità di rigenerare il patrimonio immobiliare già esistente e quindi di creare “home working” capaci di ospitare in maniera confortevole a 360° gli abitanti della casa.

Nel centro di Palermo un’ex fabbrica alimentare di pomodoro e conserve, nel rispetto dell’identità del luogo e dell’esistente, è stata riqualificata e trasformata in un complesso residenziale di 18 unità abitative che offrono il massimo comfort anche come luogo di svolgimento dell’attività lavorativa prevedendo angoli che garantiscono le giuste condizioni luminose e postazioni ergonomiche di lavoro. 

Ed ancora un’ex officina è stata tramutata per ospitare abitazioni e luoghi di lavoro creando un ambiente dove vivere in città sarà come vivere in campagna: lo spazio antistante l’edificio è diventato un cortile con alberi e pavimentazione in legno. Mentre all’interno l’illuminazione zenitale è la protagonista degli spazi abitativi e di lavoro.

Tra le tante cose che la pandemia ha fatto emergere c’è anche la dimostrazione che  le comunità territoriali  potranno essere, probabilmente, i veri motori propulsivi in quanto hanno dimostrato di riuscire ad affrontare con maggiore specificità i piccoli, grandi problemi che riguarderanno anche il prossimo futuro. Da qui l’accelerazione verso le “città dei 15 minuti”, gli “smart district” ed in generale la tendenza a riprodurre nei centri urbani la dimensione del “borgo” per soddisfare il bisogno ancestrale di comunità. 

Ma il mood della rigenerazione occorre che sia totalizzante. Difatti, la riqualificazione di aree urbane, di borghi e contesti rurali dev’essere realizzata in maniera integrata e far parte di un progetto completo, generale ed innovativo per non rischiare che alcune aree non coinvolte restino nell’abbandono rischiando, così, di non dar luce anche a quanto è stato valorizzato. 

 

Linkografia

La città giardino contemporanea a 15 minuti dal duomo di Milano

Nuovo quartiere al posto delle ex acciaierie Falck

Milano Farini: come sarà il nuovo quartiere

Scalo Lambrate il progetto che punta sulle case accessibili e maxi parco

Home working e impatto su spazi ed abitudini

I vantaggi della luce zenitale

La città futura ha tempi brevi: da quindici ad un minuto il nuovo modello dell’abitare

Smart district

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