Come una ruga sulla superficie della pianura, la roggia ha tracciato la memoria di una gestione idraulica secolare, un equilibrio costante tra fatica umana e morfologia del paesaggio.
Le rogge sono canali artificiali derivati da fiumi o torrenti, molto diffusi in Pianura Padana. Hanno origini antichissime, le prime forme di canalizzazione risalgono all’epoca romana, quando si iniziarono a costruire fossati per convogliare l’acqua verso i campi coltivati e bonificare le aree paludose.
Tra l’XI e il XIII secolo, in un periodo di grande espansione agricola e di sistemazione idraulica dei territori di pianura, si svilupparono le rogge vere e proprie, a promuoverne la costruzione furono monasteri e signorie, che organizzarono complessi sistemi di canali derivati dai principali corsi d’acqua per irrigare le campagne e alimentare mulini e opifici.
Con il tempo, questi canali divennero elementi stabili del paesaggio agrario padano, contribuendo in modo decisivo alla gestione delle acque, alla produttività agricola e alla modellazione del territorio.
Oggi, l’eredità di questa straordinaria opera idraulica sopravvive nell’area rurale della Civiltà delle Rogge, conosciuta anche come Parco delle Rogge, una zona naturale protetta che si estende nei comuni di Bassano del Grappa, Cartigliano e Rosà, in provincia di Vicenza, su una superficie di circa 250 ettari, di cui circa 150 nel territorio di Rosà.
Il Parco rappresenta una preziosa testimonianza della collaborazione armoniosa tra l’uomo e la natura, che nei secoli ha modellato il territorio nel rispetto dei suoi equilibri originari.
La Roggia Rosà
La roggia Rosà, è tra le più antiche, parte da Bassano del Grappa a sinistra del fiume Brenta ed irriga le campagne fino a Cittadella verso sud e fino a Castelfranco verso est. La sua presenza ha avuto un ruolo decisivo nel plasmare il territorio di Rosà, rendendo la terra più fertile, produttiva e fonte di sostentamento per la comunità.
La sua origine risale alla seconda metà del XIV secolo, l’epoca della Repubblica di Venezia e dei Visconti, durante il dominio dei Carraresi, in particolare di Francesco I da Carrara, che fece scavare un canale per irrigare le campagne a sud di Bassano, dando vita alla cosiddetta roggia Carrarese, poi Rosà, da cui derivò, probabilmente, anche il nome del Comune.
L’uso della roggia è stato oggetto per diversi tempi di contese tra le comunità di Bassano e Cittadella. Venezia intervenne più volte per dirimerle cercando di regolare i diritti sulle acque e stabilire le responsabilità di pulizia e manutenzione dell’alveo.
Con l’istituzione della magistratura dei Provveditori sopra i Beni Inculti, venne stabilito che le acque della roggia Rosà non venissero più cedute a chi ne faceva richiesta, ma dovevano essere oggetto di concessioni temporanee per usi specifici e periodi determinati.
Nella seconda metà del ‘700 la gestione passò al Consorzio Roggia Rosà e Venezia smise di occuparsi direttamente delle questioni idriche. Tuttavia, nel 1707 una piena del Brenta distrusse un tratto del canale e la Serenissima, secondo le condizioni precedentemente stabilite, fu chiamata, suo malgrado, a finanziare i lavori di riparazione, che furono eseguiti soltanto dopo 22 anni e conclusi nel 1732.
Dopo la caduta di Venezia, la roggia subì la gestione di diverse dominazioni straniere e numerose furono le controversie per l’uso delle acque. Nel 1812 risultava che la roggia era utilizzata da 34 persone, che diventarono 85 in pochi anni, con frequenti abusi e manomissioni. Nel 1871, i fratelli Giacomazzi furono accusati di alterare il flusso per alimentare la loro ruota idraulica, causando danni a valle.
Nel 1920 la gestione passò al Consorzio Irrigazione Brenta, istituito in concomitanza con la progettazione del canale Medoaco, per unificare le derivazioni e produrre energia idroelettrica.
(Fonte storia Roggia Rosà: “Le Rogge del Brenta tra storia, attività didattiche e valorizzazione del territorio”, Tesi di Laurea di Erica Zarantonello).
Rosà, dall’acqua a città dell’innovazione
Rosà, già modello di innovazione nei secoli passati, si conferma oggi pioniere anche nell’era della trasformazione digitale. Il Comune ha infatti aderito all’Avviso del PNRR – Misura 1.3.1, diventando il Comune cha ha completato il primo Progetto ANNCSU Misura 1.3.1 d’Italia.
L’obiettivo della Misura è digitalizzare e aggiornare la banca dati toponomastica e dei numeri civici, integrandola nel sistema nazionale dell’Anagrafe Nazionale della Numerazione Civica e della Toponomastica Urbana (ANNCSU).
Un passo importante verso una gestione territoriale più moderna, efficiente e interoperabile, che consente a cittadini, tecnici e amministrazioni di accedere a informazioni georeferenziate e sempre aggiornate.
Oggi, come allora, Rosà rinnova quello spirito innovativo, la roggia trova oggi il suo corrispettivo nella rete digitale, che diffonde conoscenza per una nuova e visionaria governance del territorio.
Linkografia
Le Rogge del Brenta tra storia, attività didattiche e valorizzazione del territorio
Parco Civiltà delle Rogge – Wikipedia
ANNCSU, come georeferenziare i numeri civici in modo semplice – Geolander
Credits
Foto di Pawel Czerwinski su Unsplash
