L’Italia paese di storia e cultura può vantare, senza falsa modestia, di possedere il patrimonio artistico-culturale tra i più grandi al mondo con una diffusione uniforme ed estesa su tutto il territorio nazionale. Basti pensare che tra i siti inseriti nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO ben 50 sono siti italiani e che almeno un comune su tre ospita una struttura a carattere museale.
Negli ultimi anni anche nel mondo dei musei si è assistito al progressivo ingresso delle tecnologie digitali per la gestione e la fruizione moderna ed alternativa dei servizi offerti.
Tuttavia in Italia l’utilizzo di strumenti innovativi e tecnologie interattive è ancora molto lento, soltanto un museo su dieci ha catalogato digitalmente il suo patrimonio, mentre solo la metà delle strutture censite mette a disposizione almeno un dispositivo tra smartphone, touch screen, sistemi innovativi di fruizione come ad esempio sale video e/o multimediali e percorsi di realtà aumentata.
Perché è utile digitalizzare un museo e creare un gemello digitale dei suoi beni?
- per la creazione di archivi e catalogazione dei beni;
- per conoscere opere non accessibili fisicamente;
- per lo studio tecnico dell’opera;
- per le attività di conservazione e restauro del bene (il gemello digitale consente di cristallizzare lo stato di conservazione dell’opera originale);
- per i contenuti multimediali per siti web, applicazioni per PC e smartphone;
- per creare un Museo Virtuale che consente la visita in modo realistico a chi non può recarvisi fisicamente di persona per motivi diversi, anche economici. Il Museo Virtuale è accessibile a tutti e diventa uno strumento di diffusione della cultura perché offre la possibilità di conoscere restando nel proprio posto le realtà culturali sparse per il mondo;
- per creare un museo accessibile a chi ha problemi di mobilità. Soltanto la metà dei musei italiani è adeguatamente attrezzato. La presenza di molte barriere fisiche e sensoriali ancora impediscono alle persone con disabilità il pieno accesso alle risorse culturali disponibili;
- per offrire strumenti utili ad appassionare i giovani al mondo dei musei attraverso la creazione di contenuti multimediali, molto più vicini al loro modo di approcciarsi al sapere;
- per produrre in stampa 3D una copia dell’opera, utile per diversi scopi come ad esempio per realizzare gallerie tattili per ciechi e ipovedenti.
Durante la XVIII edizione della LuBeC Lucca Beni Culturali 2022 – incontro internazionale dedicato allo sviluppo, conoscenza e promozione della filiera culturale tra competività ed innovazione che vede coinvolti amministratori, funzionari pubblici e privati , professionisti ed operatori del settore – si è discusso anche del ruolo e della progettazione del Museo del futuro.
Luca De Biase, Giornalista di Nova Sole 24 Ore, nel corso dell’incontro ha sottolineato che: “… il museo è parte del grande sistema dei media. Come lo sono gli archivi e le biblioteche. I mezzi di comunicazione non sono più un luogo che governa uno spazio limitato sul quale mettere le notizie. Ora il digitale ha tolto di mezzo i limiti dello spazio e ha contestualmente creato una nuova scarsità: quella di tempo e di attenzione del pubblico, che sono il centro del nostro problema o della nostra opportunità”.
Inoltre: “come si fa a servire questo tempo e questa attenzione scarsi del pubblico. Il museo diventa quindi il suo contributo all’esperienza della comunità. E l’esperienza è una trasformazione. In questo senso, il digitale aiuta a fare esperienza, attraversando il tempo e lo spazio, valorizzando le sue proprietà di macchina della simulazione, della connessione, della memorizzazione. A sua volta, l’esperienza museale digitale, con i dati che genera, può servire alla riprogettazione continua del museo. Il museo può essere progettato come macchina narrativa crossmediale che si sviluppa attraverso tutti i media disponibili”.
Emanuela Totaro, Segretario Generale della Fondazione Kainòn, che insieme a Lubec ha organizzato il panel “Musei del futuro. Un confronto internazionale sulle strategie culturali, fra tradizione e linguaggi contemporanei”, intervenendo all’incontro ha sottolineato che: ”se dobbiamo immaginare il museo come luogo al servizio della società, è evidente che sia chiamato a porsi come spazio permeabile alle trasformazioni che il digitale, l’immersività, il virtuale e il metaverso determinano sui musei del futuro. E se ancora dobbiamo immaginare il museo come luogo in cui si facilita la partecipazione delle comunità, il museo si deve chiedere a che tipo di comunità rivolgersi, comunità che saranno sempre più digitali portando a rivedere modelli di apprendimento e di produzione e diffusione della conoscenza”.
Ed inoltre nel ricordare il ruolo della Fondazione Kainòn ha ricordato che la stessa è nata con “l’obiettivo di creare ponti tra il mondo della cultura, della tecnologia e del digitale, mondi che non si parlano in tavoli comuni e che fanno fatica ad adottare un glossario condiviso”.
L’arte per sua natura è dinamica. E come tale si è continuamente evoluta per adattarsi e plasmare la cultura dei tempi e dei luoghi. E, oggi, non poteva che adeguarsi alle nuove tecnologie sfruttandole per “autovalorizzarsi” e far avvicinare le persone alla bellezza con la consapevolezza che ciò che offre la tecnologia è qualcosa di diverso che non elimina, ma va ad arricchire l’esperienza diretta e fisica.
Linkografia
Lubec 2022, De Biase: progettare il museo del futuro è legato a sfide epocali
Lubec 2022, Totaro (Kainon): museo del futuro sia permeabile a trasformazioni digitali
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